Progetti speciali
Il progetto non muove dal consenso o dal dissenso, ma dalla analisi critica della situazione; e non implica una opinione, ma una ideologia; e non si limita a registrare lo stato di fatto, ma interviene con una metodologia rigorosa che, se non altro, contrasta la discrezionalità del potere. E la progettazione mirando a precisare strutture e forme, è sempre un atto estetico, un disegno.
Giulio Carlo Argan, da l’introduzione al ciclo delle attività didattiche della Galleria nazionale d’Arte moderna 1972/73.
Opera eseguita in collaborazione da Miro Cusumano, con smalti su silitex, e da Romano Rizzato, con acrilico su silitex, cm. 240 X 240; opera sollecitata da uno dei nodi della ricerca di allora. Nell’accostamento sono uniti elementi circolare a strutture ortogonali, due nodi espressivi che tendono a mantenere la propria autonomia di ricerca, uniti per un rafforzamento della possibilità rappresentativa.
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Fontana da giardino, 1972.
Opera materialmente eseguita su progetto da Niccoli, di Massa Carrara, per un cliente di Torre del Mare in Liguria.
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Progetto per la scuola Media Superiore di Modena
Compenetrabilità e sequenze, 1974, lati A e B di cm. 192,5 x 20 ciascuno, nella misura in scala 1a100 del progetto. Il progetto previsto copre le superfici su lamiera bianco, cotta a forno. La posizionarsi ai lati dell’Aula Magna, lunghezza complessiva di circa metri 10 per lato, collocati uno di fronte all’altra.
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L’opera “Percorso S. G/V 1973”
Opera di proprietà privata, riemerge come Dono nelle “Parole per un discorso per Romano Rizzato”in forma poetica da Alberto Veca, per la presentazione alla Galleria Superficie anomala di Milano, per la mostra personale nel 2004.
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Unità Minima Generativa 2014
La poesia sucessivamente presentata nella mostra DEDICATA a ALBERTO VECA, al Castello Mediceo di Melegnano, mostra evocativa 2015, di ATMOSFERE POETICHE, l’autore ha espresso le proprie riflessioni su i compagni di strada, mettendo nello stesso tempo in evidenzia il legame nell’avventura tra artisti e critico, unificati nello stesso destino creativo.
La rassegna ATMOSFERE POETICHE è sorta da un felice incontro di un gruppo di colleghi dell’Istituto Benini di Melegnano e amici di Alberto, che assieme ai critici e docenti all’Accademia di Belle Arti di Brera: Elisabetta Longari, Claudio Cerritelli e la presidente della Associazione AAV, Ida Regalia Veca, coinvolge alcuni degli artisti che Alberto aveva dedicato loro gli scritti poerici.
Nella circostanza ogni artista ha dedicato ad Alberto un’opera, cosa insolita per il fecondo proiettarsi al futuro.
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L’opera S. G/V 1973, elaborata dal musicista Sergio Maltagliati
Il video è conseguito con mezzi elettronici, quindi di un lessico sonoro, che rende il valore estetico in un rapporto tra due discipline.
E’ uno scambio di nozioni che ha un valore di confronto, su un terreno in cui l’arte, come attualmente si trova, è in un insuperabile contrasto con la civiltà elettronica attuale.
L’attuale sistema culturale con le tecniche industriali, è incompatibile coi sistemi artigianali. Dunque, un incontro di due sistemi tecnici, quello delle arti manuali e quello delle tecniche elettroniche, che non possono che determinare un diverso sistema di valori.
Sorge la domanda se è prprio vero che il punto discutibile è di non ritorno? Questo certamente non può che dipendere dal prossimo futuro. Il lessico dell’arte tradizionale nei confronti di quello elettronico è evidentemente inadeguato per l’uomo contemporaneo: la domanda, perciò, è: l’esperienza estetica per l’uomo contemporaneo è ancora utile?
La ricerca estetica è sfida che troviamo anche a livelli come quello sociale, quello economico, quello politico e morale, ma solo di valore marginale. Inconciliabilità vera? Forse. Però, non essendo arrivati alla fine della produzione di valori estetici, il fatto è positivo. I mezzi attuali producono e costituiscono valori di un genere di effetto, che di certo non risulta di effetto contrario negativo.
Lo stimolo di veridicità tra i due generi di valori, è sorretto come è stato sottolineato manifestamente nel 2011, a pochissimi mesi della sua scomparsa, a 56 anni, dall’inventore di Apple Steve Jobs, quando ebbe a dichiarare che la tecnologia da sola non basta. E’ da ricercare l’unione tra la tecnologia e le discipline umanistiche per…”Quel risultato che fa sorgere un canto nel cuore”.
Tra le differenti esecuzioni, quella manuale e quella digitale, si sono poste come studio di culture diverse, nella visione in uno spazio che, personalmente, ha consentito di vedere e essere tra coloro che stando contemporaneamente in avanti e guardare anche all’indietro, ha sviluppato l’esercizio di una fattiva conoscenza che va oltre lo spazio visuale di un’opera conseguita con mezzi artigianali. Sembra perciò essere men che discutibile il punto di non ritorno.